L’autore (1901-1976) è stato una specie di Lawrence
d’Arabia, con due differenze: lo scenario dove ha operato è stato l’estremo
oriente e gran parte della sua biografia è al confine tra la verità e la bugia.
Malraux ha sempre lasciato credere senza mai precisare.
Dietro i suoi silenzi
non si capiva se si trattasse dei silenzi di uno 007 o dei silenzi di un
impostore. Rimane il fatto che pochi al mondo hanno ricevuto tante medaglie e
riconoscimenti come lui: addirittura decine, inoltre è stato ministro della
repubblica francese. Per una biografia, basta digitare su Google ‘André Malraux’
e saprete tutto.
Io sono qui per parlarvi di questo romanzo
incredibile, in quanto non riesco a classificarlo. Si potrebbe definire il
romanzo dell’ossìmoro, cioè di tutto e del contrario di tutto.
[Devoto-Oli: Figura
retorica consistente nell’accostare,
nella medesima locuzione,
parole che esprimono
concetti contrari, ad esempio:
lucida pazzia,
ghiaccio bollente,
convergenze parallele.
ETIMO Dal gr.
oksýmōron, composto di
oksýs ‘acuto’ e
mōrós ‘sciocco’, con
allusione al contrasto
logico. DATA sec.
XVI.]
Nel romanzo, ambientato nel 1927, nella lotta tra Kuomingtang,
comunisti e Ciang Kai-sheck, si parla sempre della morte ma di tutti i
personaggi ne muore solo uno, un non protagonista. Si parla sempre di
rivoluzione ma il tutto avviene in un’atmosfera rarefatta, quasi idilliaca. Si
parla dell’odio e del sadismo ma quando si descrivono questi sentimenti si
sfocia nell’amore e ora vi riporterò un brano da pagina 194 dell’edizione dei
Tascabili Bompiani che porta il numero 560, tradotto da A.R.Ferrarin: è la più
bella dichiarazione d’amore che io abbia mai sentito.
L’unico personaggio destinato a morire, Katov, dice a
Hemmelrich: “Il sadismo con gli spilloni è raro, ma il sadismo con le parole
non lo è altrettanto. Se la donna accetta sul serio, se è capace d’andar oltre…
Io ho conosciuto un tale che s’è preso e giocato il denaro che… la sua compagna
s’era raggranellato con le economie di parecchi anni, per andare al sanatorio.
Si trattava di vita o di morte. Lo ha perduto (in questi casi si perde sempre)…
è tornato finito, morto… Lei lo ha guardato dal letto mentre si avvicinava e ha
capito subito. Sai che cosa ha fatto, dopo? Ha cercato di consolarlo…”
Un romanzo che si legge e si rilegge almeno tre
volte (Cammilleri, riportato in I LIBRI TI CAMBIANO LA VITA, Longanesi, a cura di Romano Montroni). Una fonte inesauribile di meditazione sulla condizione
umana, piena di contraddizioni.
La sensazione, qui, e in altre parti del romanzo, è
che Malraux raggiunga questi vertici sublimi senza rendersene conto: è appunto
la condizione umana di cui al titolo.
L’eterna ambivalenza, lo Ying e lo Yang degli
orientali. Potreste attendervi che Hemmelrich rifletta, ci pensi su, resti
colpito da cotanto sentimento e invece Malraux gli fa rispondere:
“Molto più facile consolare gli altri che consolare
se stessi…”
Non è una risposta che si accetta volentieri, ma
questo è Malraux.
Anche quest’ultimo è un ossìmoro tra sentimento e
cinismo, all’interno di quello precedente tra sadismo ed amore.
Leggete il libro, sconcertante, senza pensare alla
biografia dell’autore, che non risulta troppo simpatica.
Tra l’altro, Malraux aveva cercato di rubare dei
bassorilievi ed era stato condannato ad anni di reclusione. Poi, anche in
questo caso gli è andata a finir bene. Aveva rubato bassorilievi per rifarsi… prima
infatti aveva dilapidato il patrimonio ingentissimo della moglie, speculando malamente
in borsa. Un brutto individuo con un dono eccelso: sapeva scrivere.
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