Eccoci qua. Sappiamo bene come vanno le cose. C'è
chi dice: "Non vanno bene…". Chi dice così, lo fa perché pensava che le cose potessero andare
ancora meglio. Se invece guardiamo la
storia dell'umanità, cioè gli ultimi tre milioni di anni, ci accorgiamo che,
anche se le cose dovessero peggiorare, saremmo comunque molto avanti.
Quello che non va bene è il modo di guardare il
tempo trascorso. Il tempo da esaminare, per farci un'idea, è nell'ordine delle
decine di migliaia di anni.
Gli ultimi cambiamenti sostanziali dell'umanità sono
stati due: uno diecimila anni fa e uno cinquemila anni fa.
Diecimila anni fa, l'uomo (homo sapiens sapiens) si è accorto che poteva coltivare la terra.
Prima eravamo molto pochi e le nostre abitudini consolidate erano per pochi
abitanti, quelli che può sostenere il nostro pianeta con la caccia e con la
raccolta delle erbe selvatiche. In quella condizione avevamo trascorso quasi
tutta la nostra storia, quasi tre milioni di anni e tutte le nostre tradizioni
profonde vengono da questo periodo.
La nostra storia era, al tempo dell'avvento
dell'agricoltura, fatta di orde, di bande che si scannavano e predavano,
popolazioni che erano riuscite a sopravvivere grazie essenzialmente alla
scoperta del fuoco (400 mila anni fa?). La scoperta del fuoco avvenne perché un
albero era stato colpito da un fulmine, oppure perché la lava di un vulcano
aveva incendiato una foresta. Il senso del piccolo gruppo si sviluppò
ulteriormente attorno al focolare e questo rimane ancora in molte tradizioni e
leggende. Quindi dopo 400 mila anni parliamo ancora di Prometeo che fu
perseguitato dagli dèi perché volle dare il fuoco all'uomo.
L'ultimo cambiamento consistente fu quello della
dentatura, che con le carni cotte (e radici cotte) poté diminuire la sua dimensione.
Anche se abbiamo detto che l'agricoltura s'iniziò diecimila anni fa, alcuni
sintomi di questo rinnovamento si ebbero alcune decine di migliaia di anni
prima, quando c'era ancora l'Uomo di Neanderthal.
Processi lunghissimi, quindi, dell'ordine delle
decine di migliaia di anni: questi sono i tempi per cui si può intravvedere un
piccolo cambiamento negli esseri umani. Da oltre sei milioni di anni ci siamo
divisi da coloro che ora sono gli scimpanzé e siamo ancora molto ma molto
simili.
Cinque mila anni fa, per tenere conto dei prodotti
agricoli che si custodivano nei magazzini, si ebbe nell'Iraq attuale l'ultima
grande rivoluzione: la scrittura.
Ecco. Nient'altro di importante è cambiato. Parlo a
livello fisico e neurologico, perché l'agricoltura ha cambiato l'alimentazione
e il numero degli abitanti del pianeta e la scrittura ha cambiato una parte del
nostro cervello che prima faceva altre cose: fiutare l'aria, trovare l'acqua
sotto terra ed altre percezioni che ora non abbiamo più. Gli abitanti della foresta
amazzonica che non sanno scrivere hanno ancora delle doti di rabdomanzia:
trovano l'acqua.
Questo a livello del singolo individuo: a livello
dei gruppi umani il cambiamento di diecimila anni fa ha cambiato in assoluto le
prospettive di alimentazione e il numero degli esseri umani, rimasto quasi
stabile sino ad alcuni secoli or sono, negli ultimi secoli è esploso. Dobbiamo
tuttavia considerarla una esplosione provvisoria e tenerne conto nelle
prospettive per il futuro.
Sembra in ogni caso che verso il 2050 s'inizierà una
naturale decrescita.
Pensiamoci bene: quanti sono i fenomeni negativi che
hanno avuto inizio con l'aumento delle popolazioni?
Tutto questo mi serve per dire che attualmente siamo
dei disadattati: da un lato, milioni di anni di evoluzione con cambiamenti rarissimi
e un consolidamento di abitudini, costumi e tradizioni, trasmessi di
generazione in generazione; dall'altro, gli ultimi tre o quattro cento anni
(diciamo da dopo la scoperta dell'America) che son serviti solo per scompigliare
gli usi, le consuetudini, le abitudini e le tradizioni precedenti. Da milioni
di anni siamo portati a considerare le abitudini e le tradizioni come
veritiere. Siamo portati a pensare le stesse cose anche per quelle tradizioni che
si sono create negli ultimi 4 secoli, ma non può essere così e questa è la
nostra attuale maledizione.
Mentre da un lato abbiamo tutti chiaro il concetto
di famiglia tradizionale che si è mantenuto per migliaia di anni, non è così
per la donna che lavora fuori casa.
Noi siamo oggi portati a pensare che la donna che
lavora fuori casa sia un aspetto della nostra vita consolidato, ma questo è
vero da pochissimo e potrebbe non essere più vero entro breve.
Non possiamo mettere sullo stesso piano di valori
una famiglia tradizionale con quelli della famiglia dove la moglie lavora fuori
casa: mentre il primo sistema (la moglie in casa) ha funzionato per migliaia e
migliaia e migliaia di anni, e quindi abbiamo già le soluzioni per tutti i
problemi connessi, per la famiglia con la donna che lavora fuori casa non
abbiamo tutte le soluzioni necessarie e le stiamo cercando affannosamente, inventandole
in continuazione e i nostri legislatori ci spacciano per buone delle soluzioni
che nemmeno loro sanno se funzoneranno.
Dice: "Ma la donna che lavora fuori casa non lo
fa per capriccio."
Certamente! e questo conferma che una società del
genere ha qualcosa di profondamente sbagliato.
SI potrebbe parlare della democrazia, del suffragio
universale, della sanità, del capitalismo e di tutte le cose inventate
recentemente: quante di queste hanno causato i recenti problemi e, onestamente,
andranno abolite?
Il politico parla tuttavia di processi
irreversibili, verità immarcescibili e così via, quando recentemente abbiamo
assistito in Italia ad una esautorazione di fatto della classe politica.
Chi ne avesse parlato solo un anno fa sarebbe stato
lapidato.
E così via…
Si potrebbe parlare all'infinito. In realtà,
l'evoluzione degli ultimi quattro secoli è stata troppo rapida e non potrà
durare, come non potrà durare la crescita esponenziale degli abitanti della
terra e così come non potranno durare tutti gli usi e costumi acquisiti di
recente per rimediare ai due precedenti problemi.
Se l'umanità calerà di numero per questioni
biologiche, cambieranno gli usi e le consuetudini degli ultimi secoli.
Potrà succedere come nel 1348, quando la peste
sterminò le popolazioni e coloro che avevano in mano il potere si videro
obbligati a pagare di più i lavoratori: da lì partì il rinascimento, non certo perché
i signori avessero cambiato idea per filantropia: ma per egoismo danneggiavano
anche se stessi.
Quel che succede ora: come non capire che il
progresso va di pari passo col benessere della gente comune? Sino a quando
l'operaio non pagherà per l'affitto il 10% del salario, non andrà a posto
niente.
E sino a quando i politici non capiranno che non
possono superare il 30 per cento di imposte, non avranno capito che stanno
rischiando la vita.
Le cose sono piuttosto semplici: basta vederle nella
giusta prospettiva e non pensare di essere nati in un momento particolare della
storia umana, ma in un momento qualsiasi.
Quest'ultimo ragionamento è sempre stato la causa di
tutti i problemi dell'umanità.
Preparatevi ad una deflazione enorme: ci siamo
quasi.
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