venerdì 20 aprile 2012

A123 Il Vesuvio e l’Italia ufficiale.


Carnevale di Venezia, 1981

Nel 1982 mi sono recato con la mia famiglia in quel di Napoli, per rendere visita alla famiglia del mio amico Franco Bruno, professore di botanica e geologia all’Università di Roma e facente parte del CNR, Comitato Nazionale Ricerche.
Si trattava di rimanere ospiti per tre giorni, giorni di ferie e di convivialità.
Parlando del più e del meno, andiamo a finire sull’argomento Vesuvio, sulla caldera di Pozzuoli e sul bradisismo del tempio di Serapide, sui Campi Flegrei eccetera.
Egli era in quel periodo tra i responsabili del CNR che dovevano suggerire alle autorità i migliori comportamenti possibili per una eventuale eruzione del vulcano, con tutti i problemi conseguenti.

Io non ho dato molto peso ai suoi allarmismi, peraltro manifesti e, dato che non avevo mai visto Pozzuoli, abbiamo deciso di recarci con le famiglie a visitare la zona.
Il tempio di Serapide era in fase negativa elevata e la banchina era talmente alta sul livello del mare che si dovevano usare delle passerelle per accedere alle navi.
Franco ci porta a vedere la Solfatara di Pozzuoli, un complesso di 40 vulcani. Lo spettacolo è allucinante: il terreno si muove, fumi e caldere da tutte le parti, un brontolìo continuo sotto i piedi, infine una grotta che poi ci sarebbe sembrata la porta degli inferi.
Quando parcheggiamo le due macchine per visitare l’interno della grotta, Franco mi invita a lasciare il motore acceso, come d’altronde fa lui e si raccomanda che la visita sia rapida. Secondo lui, era talmente grande ed imminente il pericolo che non voleva nemmeno spegnere i motori, che poi sono rimasti accesi. E siamo nel 1982.
Improvvisamente mi resi conto della situazione e detti un peso diverso a quanto mi aveva detto il giorno prima: al CNR avevano informato da anni le autorità, avevano sbraitato e si erano agitati in tutti i modi possibili, sollecitando tutti sino alla nausea. Come risultato, zero assoluto e da allora sono passati trent’anni: il pericolo non può che essere aumentato...
Ora, i casi sono due: Franco Bruno era un pazzo (che non è) che non voleva nemmeno spegnere il motore al fine di allontanarsi più rapidamente possibile dal pericolo. In tal caso andava  messo in casa di cura psichiatrica.
L’altro caso (quello vero…) è che il pericolo fosse veramente enorme ma a nessuno importava della vita dei napoletani, i quali a loro volta non credevano (e non credono) che il pericolo fosse imminente e credevano (e credono) piuttosto alle versioni ufficiali.
Certo, chi avesse visto il comportamento del mio amico professore si sarebbe reso conto in modo concreto che almeno un milione di casse da morto dovrebbero essere pronte, allineate, per un uso entro breve. 
Tutto questo preambolo per dirvi una cosa:
in materia di risparmio (nostro argomento principe) e di situazione economica attuale italiana le cose stanno come per i Campi Flegrei. Vi scrive uno che nel giugno 2008 è uscito completamente dal settore finanziario in previsione di quanto doveva succedere. Quelli che sono rimasti (e hanno perso il 60 o 70 per cento nel 2008-2009) o non sapevano niente e quindi sono degli incompetenti oppure sono in malafede. Come si poteva pensare che decenni di sperperi e di debito non avessero conseguenze? La nostra posizione (italiana) era come se in una Santa Barbara si fossero sparse per terra delle polveri piriche asciutte. Gli Stati Uniti sono da considerare il cerino che ha dato fuoco alle polveri. Noi, già malati per conto nostro, col nostro debito pubblico, avevamo bisogno proprio, per fare la frittata, dei debiti generati da Greenspan, dalle banche americane, poi dalle tedesche e dalle francesi e dalle britanniche, il tutto in un quadro di lotta per la supremazia tra Germania e Francia. Aggiungete un comportamento criminale dei politici, un desiderio dell'impero americano di prevaricare e di dividere la Francia dalla Germania (divide et impera...) e la fine della democrazia in novembre 2011. Siamo a posto e tanti auguri. Quando scoppierà il Vesuvio, non si troveranno i responsabili. Quando andremo definitivamente a remengo, nello stesso modo non si troveranno i responsabili. D’altronde, ci vorrebbero delle leggi severe per la responsabilità del Vesuvio. Ma non le vota nessuno, per timore che tali leggi colpiscano il legislatore stesso, dalla coscienza non  immacolata. Il buonismo dilagante è una filosofia di Stato che ci è stata inculcata e nulla si muove senza che il politico non voglia: se la cultura dilagante è buonista, con tutte quelle che ha combinato, il politico  spera di non essere punito eccessivamente.
Lavoriamo  e facciamoci mungere. Il 95% fa latte e il cinque per cento munge.

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