Carnevale di Venezia, 1981 |
Nel 1982 mi sono recato con la mia
famiglia in quel di Napoli, per rendere visita alla famiglia del mio amico
Franco Bruno, professore di botanica e geologia all’Università di Roma e
facente parte del CNR, Comitato Nazionale Ricerche.
Si trattava di rimanere ospiti per tre
giorni, giorni di ferie e di convivialità.
Parlando del più e del meno, andiamo a
finire sull’argomento Vesuvio, sulla caldera di Pozzuoli e sul bradisismo del
tempio di Serapide, sui Campi Flegrei eccetera.
Egli era in quel periodo tra i
responsabili del CNR che dovevano suggerire alle autorità i migliori
comportamenti possibili per una eventuale eruzione del vulcano, con tutti i
problemi conseguenti.
Io non ho dato molto peso ai suoi
allarmismi, peraltro manifesti e, dato che non avevo mai visto Pozzuoli, abbiamo
deciso di recarci con le famiglie a visitare la zona.
Il tempio di Serapide era in fase
negativa elevata e la banchina era talmente alta sul livello del mare che si dovevano usare delle
passerelle per accedere alle navi.
Franco ci porta a vedere la Solfatara
di Pozzuoli, un complesso di 40 vulcani. Lo spettacolo è allucinante: il
terreno si muove, fumi e caldere da tutte le parti, un brontolìo continuo sotto
i piedi, infine una grotta che poi ci sarebbe sembrata la porta degli inferi.
Quando parcheggiamo le due macchine
per visitare l’interno della grotta, Franco mi invita a lasciare il motore
acceso, come d’altronde fa lui e si raccomanda che la visita sia rapida. Secondo
lui, era talmente grande ed imminente il pericolo che non voleva nemmeno spegnere
i motori, che poi sono rimasti accesi. E siamo nel 1982.
Improvvisamente mi resi conto della
situazione e detti un peso diverso a quanto mi aveva detto il giorno prima: al CNR avevano
informato da anni le autorità, avevano sbraitato e si erano
agitati in tutti i modi possibili, sollecitando tutti sino alla nausea. Come
risultato, zero assoluto e da allora sono passati trent’anni: il pericolo non
può che essere aumentato...
Ora, i casi sono due: Franco Bruno era
un pazzo (che non è) che non voleva nemmeno spegnere il motore al fine di
allontanarsi più rapidamente possibile dal pericolo. In tal caso andava messo in casa di cura psichiatrica.
L’altro caso (quello vero…) è che il
pericolo fosse veramente enorme ma a nessuno importava della vita dei
napoletani, i quali a loro volta non credevano (e non credono) che il pericolo fosse
imminente e credevano (e credono) piuttosto alle versioni ufficiali.
Certo, chi avesse visto il
comportamento del mio amico professore si sarebbe reso conto in modo concreto
che almeno un milione di casse da morto dovrebbero essere pronte, allineate,
per un uso entro breve.
Tutto questo preambolo per dirvi una
cosa:
in materia di risparmio (nostro
argomento principe) e di situazione economica attuale italiana le cose stanno
come per i Campi Flegrei. Vi scrive uno che nel giugno 2008 è uscito
completamente dal settore finanziario in previsione di quanto doveva succedere. Quelli che sono rimasti (e hanno perso
il 60 o 70 per cento nel 2008-2009) o non sapevano niente e quindi sono degli
incompetenti oppure sono in malafede. Come si poteva pensare che decenni di
sperperi e di debito non avessero conseguenze? La nostra posizione (italiana)
era come se in una Santa Barbara si fossero sparse per terra delle polveri
piriche asciutte. Gli Stati Uniti sono da considerare il cerino che ha dato
fuoco alle polveri. Noi, già malati per conto nostro, col nostro debito
pubblico, avevamo bisogno proprio, per fare la frittata, dei debiti generati da
Greenspan, dalle banche americane, poi dalle tedesche e dalle francesi e dalle
britanniche, il tutto in un quadro di lotta per la supremazia tra Germania e
Francia. Aggiungete un comportamento criminale dei politici, un desiderio dell'impero americano di prevaricare e di dividere la Francia dalla Germania (divide et impera...) e la fine della democrazia
in novembre 2011. Siamo a posto e tanti auguri. Quando scoppierà il Vesuvio,
non si troveranno i responsabili. Quando andremo definitivamente a remengo, nello
stesso modo non si troveranno i responsabili. D’altronde, ci vorrebbero delle
leggi severe per la responsabilità del Vesuvio. Ma non le vota nessuno, per
timore che tali leggi colpiscano il legislatore stesso, dalla coscienza
non immacolata. Il buonismo dilagante è
una filosofia di Stato che ci è stata inculcata e nulla si muove senza che il politico non voglia: se la
cultura dilagante è buonista, con tutte quelle che ha combinato, il politico spera di non
essere punito eccessivamente.
Lavoriamo e facciamoci mungere. Il 95% fa latte e il cinque per cento munge.
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