giovedì 2 febbraio 2012

A074 Letteratura: Baudelaire, un disperato attualissimo.


Charles Baudelaire nasce a Parigi nel 1821 da un padre sacerdote che durante la rivoluzione francese rinuncia agli ordini sacerdotali nel 1793, e quattro anni dopo si sposa.

Quando Charles ha sei anni, il padre muore e l'anno successivo la madre si risposa.
Tutto questo crea in Charles un rifiuto e questo rifiuto si estende a tutto. A tutto.
La sua vita è un disordine continuo e muore, drogato, indebitato, probabilmente per gli esiti di malattie veneree. Muore nel 1867, a 46 anni.
Senza entrare nella vita di Baudelaire, sottopongo le sue opere alla vostra attenzione perché il suo livello di protesta è, purtroppo, di un'attualità sconcertante.
Una delle sue osservazioni sul futuro che ci attende: "… La giustizia, se in quell'epoca colma di ricchezze potrà ancora esistere una giustizia, farà interdire i cittadini che non sappiano far fortuna […] Quei tempi sono molto vicini…"
Un'altra: "Le nazioni, come le famiglie, non vogliono grandi uomini, e fanno di tutto per non averli…"
Un'altra: "L'uomo di genio, autosufficiente, vuole essere solitario e conduce una vita normale. L'orrore della solitudine nasce nell'uomo pubblico, poco serio, che sente l'inevitabile bisogno di compromettersi, di prostituirsi, di scendere a patti."
Bene, vi suggerisco di cominciare con la prosa di Baudelaire e solo in seguito di leggere le poesie, forse troppo crude (I fiori del male).
Come dicevamo in un blog precedente (A072), Baudelaire ci dimostra ancora una volta che nella storia dell'umanità "Più cambia e più è la stessa cosa."

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