Michail Afanas'evič
Bulgakov nasce in quella che è ora l'Ucraina, a Kiev, nel 1891: suo padre è
teologo e professore di Storia delle religioni occidentali all'Accademia
Spirituale di Kiev.
Muore a Mosca nel
1940. Per tutta la vita spera che Lenin e Stalin gli concedano qualche cosa,
per sistemarlo finanziariamente. Muore cieco, lasciando il suo romanzo
principale, Il Maestro e Margherita, in
pratica incompiuto. La sua vita è una lotta continua con le autorità sovietiche,
dove egli spera che le stesse lo lascino fare quello che lui è: un letterato,
poeta, commediografo che non riceve nemmeno il permesso di eseguire certe
rappresentazioni teatrali. Benché abbia scritto anche altre cose, il romanzo di
cui stiamo parlando è indubbiamente la sua opera principale.
Diciamo che la
letteratura russa sia forse la migliore a livello mondiale, particolarmente
quella del XIX secolo. Le caratteristiche di tale letteratura sono la fantasia
del popolo russo, la narrazione come fiaba per adulti, una buona introspezione
psicologica, un mondo slavo dove vale molto la fraternità e l'identità stereotipata, nel senso che la
gente tende ad inquadrare i propri simili in alcune categorie o tipologie,
molto poche. Il senso dell'uguaglianza tra la gente non esiste (proprio dove
arriverà il comunismo) e si parte con l'idea che il censo e la condizione
sociale siano predeterminanti, come un destino ineluttabile. Notevolissima è la
differenza fra l'aristocrazia e la plebe. Praticamente, la classe operaia non
esiste (proprio dove arriverà il comunismo) esistono i kulaki (artigiani, borghesi e piccolissimi negozianti), che saranno
coloro che pagheranno per tutti e i contadini, che sono addirittura considerati
quasi dei non-uomini e appartengono all'appezzamento di terra
dell'aristocratico proprietario, che a sua volta ha ricevuto la terra dallo Zar, anche se in modo complesso. I
contadini (mugiki) hanno la proprietà
di niente, le terre, come dicevamo, sono dello Zar, per cui sarà facile passare
le terre dallo Zar allo stato sovietico con una unica legge. I contadini non
avevano niente prima e continueranno a non avere niente dopo. Questo si trova in
modo particolarmente esplicito e si capisce, prima dell'avvento del
bolscevismo, leggendo Le anime morte di Gogol. Il nome si spiega perché
gli aristocratici erano importanti in base alle anime - contadini: "Io ho
mille anime, colui ne ha duecento" eccetera.SI riferivano ai servi della
gleba che costituivano una classe inalienabile e vincolata al fondo terriero.
Meno facile sarà eseguire
gli stessi espropri in Ucraina, dove i contadini erano veramente proprietari
delle loro terre e per espropriarli si dovrà ucciderli o deportarli in Siberia.
Insomma, il mondo russo
(così com'era prima delle aberrazioni comuniste) va sicuramente conosciuto, letto
ed approfondito attraverso la sua letteratura, umana, profonda ed altamente
istruttiva, per le implicazioni psicologiche che vi si trovano: da questo
ultimo punto di vista andrebbero (vanno…) letti tutti i romanzi di Fëdor
Michajlovič Dostoevskij, di Leone Lev Nikolaevic Tolstoj e di Nikolai
Vasilievich Gogol. Vi sentirete in un altro mondo, vi renderete conto che molto
poco cambia negli esseri umani sia nel tempo che nello spazio e, come sapete,
questo è uno degli scopi di questi blog: se è vero che gli uomini non cambiano,
esaminando quanto hanno fatto nel passato possiamo intuire le regole che gli
stessi seguiranno nel futuro: questo vi arricchirà e vi metterà in condizione
di prevedere un pochino meglio.
Dopo aver letto
Dostoevskij o Tolstoj (si disputa ancora oggi su chi dei due sia il miglior
romanziere del mondo) capirete la letteratura russa e, se vi daranno da leggere
un pezzo di Gogol, capirete immediatamente che è russo anche lui. Se vi daranno
da leggere poi una pagina di Aleksandr Isaevič Solženicyn, capirete che anche
lui appartiene alla grande anima slava. Anche Ivo Andrić, benché
bosniaco, vi risulterà appartenente alla cultura slava, anche se con qualche
influsso mittel - europeo. Capirete anche Agnon, Canetti e Singer, tutti ebrei
e tutti premi Nobel, tutti diversi dalla tradizionale cultura letteraria italiana.
Capirete meglio anche
Italo Svevo, uomo di confine e di crogioli etnici.
Poi, se vi daranno da
leggere anche un pezzo di Bulgakov capirete che è russo, ma su un piano
diverso, meno importante. Bulgakov va letto dopo gli autori russi principali,
non prima: questo secondo me, ovviamente.
Sarebbe come
confrontare Mozart con Haydn: non che Haydn sia brutto, ma non è Mozart. Haydn
è considerato il padre della sinfonia, ma non è né Beethoven, né Brahms, né
Schubert.
E Bulgakov… ci sarà
qualcuno che vi dirà: "Come, non hai letto Il Maestro e Margherita!" Potrete sempre rispondere: "Sto
aspettando che Bulgakov, anche se è morto, lo porti a termine…"
Un'ultima nota: io
sono geloso dei miei libri, perché i libri sono un'appendice del mio cervello
culturale, me li segno e scrivo nelle ultime pagine le note e i riferimenti ai
punti più interessanti del libro stesso o dei punti che mi suscitano una
particolare emozione. Mi son ripreso in mano Il Maestro e Margherita e, con mio sommo disappunto, mi sono
accorto di non essermi appuntato niente. In ultima pagina ho scritto : "Ecco,
finalmente è finito."
Faccio notare che ha
avuto successo come libro postumo.
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