mercoledì 1 febbraio 2012

A072 Il nostro costume e i nostri risparmi.


Ci attendiamo chissà cosa da quanto sta succedendo in campo finanziario e politico, ma le questioni fondamentali sono destinate a rimanere. La speranza è l'ultima dea. In particolare, le banche continueranno a prestare soldi a chi non ne ha bisogno e mai li presteranno ai giovani o a chi vuole intraprendere qualcosa di nuovo.

Il criterio cioè non è mai stato, in Italia, quello di prestare a chi ha idee, ma di prestare a chi ha capitali sufficienti per garantire il prestito.
Benché questo a prima vista sia poco etico, risponde tuttavia ad un criterio prudenziale generale delle nostre banche. Quest' aspetto, che dopo l'esempio precedente risulta negativo, non è più tale se consideriamo, ad esempio, le banche statunitensi.
Risulta pur vero che le banche statunitensi prestano a chi non ha niente oltre alle idee valide ma questo perché tali banche chiedono molte volte all'imprenditore di poter partecipare allo sviluppo dell'azienda stessa. Il criterio di valutazione non è né migliore né peggiore: è diverso.
La banca americana tende quindi non solo a prestare, ma anche ad associarsi all'iniziativa del cliente. La banca americana non è pertanto solo una banca commerciale, come la banca italiana, ma contemporaneamente una banca d'affari.
Questo, in conformità a quanto abbiamo appena scritto, può sembrare penalizzante e svantaggioso per l'economia italiana e vantaggioso invece per le banche americane.
Tale doppia veste crea nella banca americana una mentalità affatto diversa, la quale periodicamente porta a generare degli squilibri mortali, come nel 1929 e come sta succedendo ora.
La propensione a rischiare prestando al cliente sottocapitalizzato e diventandone azionista, rischiando, porta al passo successivo a rischiare in proprio, con speculazioni dei tipi più diversi.
Teniamo conto inoltre che anche le banche britanniche e le banche tedesche sono allineate al misto banca d'affari - banca commerciale. La Francia, che negli anni '20 era allineata principalmente al concetto di avere nel suo territorio delle banche commerciali distinte dalle banche d'affari, nell'ultima crisi ha dimostrato di essersi spostata su posizioni anglo - sassoni.
Questi problemi andrebbero risolti una volta per tutte, ma così non sarà e si ha la sensazione che le mega - riunioni politiche ed economiche di oggi siano solo del fumo sugli occhi gettato verso i risparmiatori. I guadagni che se ne ricavano sono troppo elevati per sperare che le banche cambino spontaneamente: d'altronde se le cose vanno bene ci guadagnano i managers e se le cose vanno male pagano gli stati, ovvero i cittadini normali. Come se questo non bastasse, si pretende che gli interventi delle autorità siano ancora più forti a favore di chi ha sbagliato le speculazioni. Incredibile. Il cosiddetto "Prenditore (o prestatore) di ultima istanza", cioè il salvatore se la speculazione va male, è un argomento delicatissimo e secondo chi scrive è una delle poche note positive che ci sono ancora in Europa e in particolare in Italia.
Non dimentichiamo che la vera responsabile del disastro internazionale è l'America. Che poi l'Italia abbia un debito pubblico criminale, è concomitante ma non collegato.
A proposito della miriade di riunioni che si stanno tenendo per rincretinire il cittadino, quando si saprebbe benissimo il da farsi, a questo proposito, dicevo, esiste un vecchio proverbio francese, mai abbastanza ripetuto: "Plus ça change, plus c'est la même chose." Ovvero: "Più cambia, più è la stessa cosa." Si cita pertanto, come al solito, Tomasi di Lampedusa che, nel Gattopardo, fa dire ad un personaggio la famosa frase: "Cambiare tutto perché non cambi nulla." Temo che sarà così: se non sarà così, tanto meglio.
Senza scomodare Tomasi di Lampedusa, molto più prosaicamente citerò mia nonna.
Siamo negli anni '60 ed io, ventenne, rincaso al sabato sera, verso mezzanotte. Mia nonna è ancora sveglia e, dalla sua camera, dopo avermi sentito arrivare, mi chiede: "Ciao… cosa dicono fuori di bello?" E prima che io abbia il tempo di rispondere, si mette a ridere e a ridere ancora, aggiungendo che comunque la mia risposta non è necessaria, perché la conosce già. Chiedendo io allora che me lo dicesse lei, sempre tra le risa, mi rispondeva: "So già cosa dicono… dicono che chi ne ha, ne mangia e chi non ne ha, guarda."
Questo è sempre stato vero e probabilmente lo sarà sempre.
Scomodiamo ancora la Bibbia e l'Ecclesiaste: "Niente di nuovo sotto il sole."
Amare considerazioni attraversano la mente a proposito dell'onestà degli uomini pubblici e verrebbe voglia di cambiare la propria moralità.
Come diceva Charles Baudelaire (di cui riparleremo): "Mi hanno insegnato, purtroppo, ad essere onesto: questo è il grosso errore di chi mi ha educato, non certo mio; tutto sommato, ero solamente creta plasmabile."

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