venerdì 3 febbraio 2012

A075 I cinque minuti di alienazione. Divertissement.


Mio padre diceva di saperla lunga, perché aveva imparato tutto da suo padre, il quale a sua volta dal suo e così via. Dato che erano tempi nei quali gli usi e le consuetudini difficilmente cambiavano, copiare dai genitori poteva essere una furbata, un modo per accelerare le esperienze e magari, copiando anche il lavoro, fare tanta fatica in meno ed avere forse più tempo per divertirsi.
Oggi, essendo i cambiamenti violenti, radicali e completamente imprevedibili, non si copia dai genitori, in quanto si copierebbe qualcosa di superato e che non conta più niente. La vendetta nostra sta nel fatto che anche i nostri figli saranno ignorati dai loro. Ci sono tuttavia delle massime antropologiche e specifiche (proprie dell'uomo ed a livello della nostra specie) che sono sempre attuali, anche nei tempi dello smartphone, anzi, di più.
Nei miei scritti e nei miei romanzi io cito sempre dei proverbi latini, per dimostrare che quanto era valido migliaia di anni fa lo è ancora.
Ovviamente queste cose le ho imparate con l'esperienza e a vent'anni ero convinto di essere talmente importante che m'immaginavo il mondo precedente alla mia data di nascita non a colori ed assolato, ma in bianco e nero, dove tali due unici colori erano peraltro sfumati e smorti.
Ma veniamo al senso del blog di oggi: mio padre sosteneva (e ci penso spesso) che esisteva una buffa teoria certamente non scientifica (faccio notare che ce ne sono anche tante altre…) la quale recitava: "Ognuno di noi ha cinque minuti di alienazione ogni 24 ore: le persone di successo hanno questi cinque minuti di disagio mentale durante la notte. Le persone comuni hanno questi cinque minuti durante il giorno."
Rimaniamo stupiti quando e solo quando una persona di successo, che ha sempre avuto i cinque minuti di alienazione durante la notte, li ha improvvisamente di giorno. Ci si chiede allora come sia possibile, chi l'avrebbe mai detto e via di questo passo.
Or non è guari, il professor Monti, che chiaramente è noto per aver sempre avuto i cinque minuti di notte, li ha avuti improvvisamente di giorno ed ha pontificato, più o meno: "I disoccupati dovrebbero capire che un posto fisso ha degli aspetti noiosi." Giustamente, Giuliano Ferrara ha ricordato Maria Antonietta che qualche tempo prima di essere ghigliottinata, a chi faceva notare che il popolo non aveva pane, rispose: "Date loro delle brioches." La grandissima colpa di Giuliano Ferrara sta nel non aver ricordato che Maria Antonietta aveva avuto i cinque minuti in diurna.
Tornando al professor Mario Monti, può darsi benissimo che quanto detto nei cinque minuti superi tutti gli esami di logica e coerenza, come ha cercato pietosamente di dimostrare qualcuno, ma quanto meno i cinque minuti hanno fatto sì che l'esternazione della frase sia stata fatta in modo infelice. Non solo, ma per la prima volta da lungo tempo tale frase ha consentito a quelli del PD e alla Camusso di fare delle affermazioni condivisibili.

Si potrebbe aggiungere che tutti coloro che si sono sposati hanno avuto i famosi cinque minuti di giorno e così via. Sembra un buon argomento da salotto.

Col suo cognome, Monti mi ricorda colui che traduceva Omero, cioè Vincenzo omonimo, che non sapeva le lingue classiche e (si dice) traduceva quanto già tradotto: sicuramente male lingue, forse.
Partecipando ad un simposio, un suo ammiratore voleva fare un brindisi alla sua salute. Non essendo tuttavia l'ars oratoria il suo forte o attraversando egli forse i famigerati cinque minuti, dette inizio al panegirico nel seguente modo:

"O Monti, tu… o Monti tu… o Monti tu… " non riuscendo l'ammiratore a proseguire e notando Vincenzo Monti la pena e la costernazione che si stavano diffondendo nell'uditorio, il traduttor de' traduttori intervenne: "…o monto io!" tra l'ilarità dei presenti e forse dell'oratore, il quale, avendo forse i cinque minuti di alienazione, non era in grado di connettere e colse la battuta come una improvvisa liberazione.

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