martedì 7 febbraio 2012

A079 Il monologo di Pinocchio, futuro risparmiatore.


Fin da piccolo, hai sentito tanti discorsi sui soldi, sul come metterli da parte, sul come risparmiarli. I grandi li facevano tra di loro e tu… tu ascoltavi a bocca aperta.
Alcuni sapevano quel che dicevano o forse lo mostravano soltanto, ed altri sembravano non sapere.
Qualcosa dentro di te ti suggeriva che, forse, c'era qualcosa di strano in quelli che non sapevano: lavorano e non sanno come risparmiare… cosa lavorano a fare? Almeno gli altri sanno come risparmiare… vale quindi la pena che lavorino…
Poi, col tempo, hai capito che nessuno di loro sapeva niente, che forse erano meglio quelli che erano peggio: almeno dicevano di non sapere.
A guardare bene, quelli che dicevano di non sapere hanno preso quasi tutti delle cantonate piccole mentre quelli che dicevano di sapere hanno preso quasi tutti delle cantonate grandi, molto grandi.
Solo qualcuno che non aveva mai parlato, per carattere, non si sapeva se avesse preso cantonate, grandi o piccole che fossero: ma per l'appunto non parlava.
Queste cose, nell'adolescenza e nella prima giovinezza non erano poi molto importanti: certo, c'erano dei ragazzi che venivano da famiglie benestanti… ma queste famiglie avevano preso cantonate grandi o cantonate piccole? Mah! Se parlavi con qualche adulto o se ascoltavi qualche discorso tra grandi, non si capiva bene.
Forse al mondo c'erano tre categorie: chi ha preso cantonate grandi, chi ha preso cantonate piccole e chi i soldi li ha sempre avuti. Elisabetta era figlia della famiglia Galaverna… la famiglia Galaverna, i soldi, li ha sempre avuti… te lo confermava anche tuo nonno: "I Galaverna hanno sempre avuto terre, palazzi…" Elisabetta ti piaceva molto e avevi capito di esserle anche simpatico ma… ma… era come se venisse da un mondo diverso: aveva sempre vestiti diversi, uno più bello dell'altro e tua sorella, sua coetanea, ne aveva uno per i giorni feriali e uno per la domenica.
Poi un giorno, tua sorella venne a casa da scuola e disse che a scuola si diceva che i Galaverna erano dei ladri, che non pagavano i loro contadini, insomma che ne facevano di tutti i colori. Non Elisabetta in particolare, ma anche Elisabetta sapeva e non avrebbe dovuto mettere tutti quei vestiti, comperati con soldi rubati.
Avevano i soldi: il prete, in chiesa, diceva che il cammello passa per la cruna dell'ago e quelli come i Galaverna no, o qualcosa del genere.
Quindi hai dovuto fare una nuova classificazione: i ladri, quelli che prendono le cantonate piccole e quelli che prendono le cantonate grandi.
Allora hai chiesto a tua nonna: "Nonna, noi a quale categoria apparteniamo?"
La risposta fu che c'era anche un'altra categoria: quelli che non parlavano e poi il suo discorso si perse nel vago.
A questo punto tu hai deciso di appartenere a quest'ultima categoria: quelli che non parlavano. Francamente però neanche i Galaverna parlavano, e in realtà gli unici che parlavano e sembravano sapere tutto sui soldi erano quelli che avevano preso le cantonate grandi.
Poi tuo nonno ti disse: "Nipote mio, quanto uno ti fa un discorso che non capisci, non lo capisce neanche lui: vuole vedere l'effetto che fa su di te. Se capisce che non capisci, cercherà di imbrogliarti alla prima occasione. Ti resterà la consolazione di pensare che si tratta di un cretino disonesto."
Questa, era un'altra categoria. Allora ti sei deciso di aggiungere anche la categoria dei cretini disonesti.
Non si salvava nessuno: forse era questa l'invidia di cui parlava l'arciprete.
Un po’ alla volta, crescendo, ti accorgesti che tutti rientravano in queste categorie: alcuni in una sola, altri in più di una. Il prete, come categoria rimaneva un mistero.
Arrivato a diciotto anni, ti dissero di votare per un partito dove tutti erano uguali, dove ognuno lavorava in base alle sue possibilità e riceveva in base alle proprie esigenze. Sulle prime, ti sembrava molto simile alle fiabe dell'infanzia, Cappuccetto Rosso e così via ma, mentre alle fiabe non ci credeva nessuno, a questa fiaba di questo partito ci credevano in tanti. E così, ti sforzasti di provare a credere al partito. Poi, ti accorgesti che all'interno del partito c'erano due sotto-categorie: una come i Galaverna, che rubavano e comandavano e un'altra che assomigliava molto nel parlare e nelle conseguenze a quelli che prendevano le grandi cantonate.
Poi, con gli anni, sei diventato qualcuno, hai una bella famiglia e una attività discreta perché, sin dalla gioventù, hai capito di non credere a nessuno e che il tuo risparmio va difeso con le unghie e con i denti.
E a tuo figlio hai letto quando non sapeva leggere ed hai fatto leggere appena poteva, la Fiaba di Pinocchio:
Il Gatto e la Volpe, Lucignolo, Geppetto, il giudice che condanna Pinocchio perché era innocente e così via.
Quella del giudice che condanna Pinocchio innocente, fino a 25 anni non l'avevi capita, anzi, ti sembrava assurda, ridicola, una pagina scritta da Collodi forse per errore. Poi a 25 anni, l'hai capita molto bene e, mentre la capivi, una lacrima ti scendeva sul viso.

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