martedì 20 dicembre 2011

A013 Il piano Marshall, visto nel 1997.


Articolo da me pubblicato l’11 agosto 1997:
Alla fine (e addirittura prima della fine) della seconda guerra mondiale gli Usa si resero conto che il mondo non esisteva più o per lo meno non restava quasi niente del mondo da tutti conosciuto. Una logica ferrea spinse alla creazione di un piano per la ricostruzione dell’Europa.
Il nome viene dal militare americano che nel 1947 divenne segretario di stato negli Usa e che appunto promosse questo piano. Il piano prevedeva la ricostruzione delle fabbriche e delle economie in Europa e questo naturalmente implicava più o meno velatamente che gli americani avrebbero anche importato eventualmente ciò che veniva prodotto in Europa. In cambio, gli americani si impossessarono di tutto quello che sapevano e/o avevano fatto i tedeschi (e non era poco) e la Francia si impegnò a non ripetere le stupidaggini fatte alla fine della prima guerra e che avevano dato inizio alla seconda. Il Giappone era una cosa troppo pericolosa (sono fuori dal mondo e non ragionano) ed importante per non essere trattata a parte ma diciamo che il contesto fosse analogo. C’è chi dice che le intenzioni degli americani non fossero troppo benevole (non uccidere la vacca che butta latte) e che in realtà gli americani lo avrebbero fatto per il loro tornaconto e che hanno offerto il piano Marshall anche a Stalin (che rifiutò) e che questo conferma che gli Usa facevano i loro interessi... A parte l’odiosa ipocrisia degli interessi (dove non si vede cosa ci sia di disdicevole nel fatto che uno voglia fare i suoi propri personali individuali interessi), un conto sono le intenzioni e un conto sono i fatti: i fatti dicono che, come alla fine della prima guerra mondiale, l’intervento americano ci ha salvato dalla più vergognosa abiezione. Che in entrambi i casi l’America ci abbia guadagnato parecchio mi fa molto piacere e non vedo perché avrebbe dovuto rimetterci: questo entra forse nella mentalità ipocrita renana… ci basti il fatto che, senza tali aiuti, saremmo di nuovo nel Medio Evo. Politica lungimirante, dunque? Certamente. Ma a vantaggio di tutti.

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