mercoledì 21 dicembre 2011

A020 Caino ed Abele (1997).


Articolo da me pubblicato il 30 settembre 1997:
Nella vita, talvolta, bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà. Tanto più spiacevole per noi cattolici che possiamo identificarci con Caino, rispetto ai protestanti anglo-sassoni in genere (tarati tuttavia dalla politica renana) e ai nord-americani (tarati da niente), che possono identificarsi con Abele.
Mi sembra, come il Collodi, di sentire il mio lettore che dice: ”Questa è dura da mandar giù e me la devi spiegare bene.” E a cotanta impresa or or m’accingo. (orror).
Il cattolico si confessa: come no? Qualunque cosa, dalla sottrazione della marmellata all’addizione dei cadaveri nel conto-coscienza, viene confessata, lavata. Tre Pater, Ave, Gloria e via… una volta si pagava anche qualche migliaio di scudi…
Il puritano non si confessa: la marmellata rubata ti macchia la camicia per tutta la vita… e dopo. Prima di sbagliare, il puritano deve riflettere.
Il cattolico sa che:  è più facile che un cordone passi per la cruna di un ago che un ricco vada in paradiso (il cammello è un miserabile errore di traduzione : cordone in aramaico è diverso da cammello solo per una vocale, il che ha procreato l’equivoco a scapito del povero animale).
Come se ciò non bastasse, la nostra classe politico-clericale ci ha spiegato che è proprio vero, che i ricchi  sono dei lazzaroni a priori e che noi non politici stiamo bene così come siamo: poveri, senza feudo e vescovado (a quelli, ci pensano loro).
Ora, se la ricchezza deve essere vituperata, vieppiù lo deve essere il ricco che la ostenta: ma come! se è ricco, è disonesto per definizione: che sia ricco, passi, ma che lo ostenti… quindi votiamogli contro! Tanto peggio, tanto meglio. Quindi da noi un ricco è colpevole a priori per i motivi  suesposti: a lui l'eventuale onere della prova, a lui dimostrare che si  è arricchito senza rubare. Se cerca di farlo, gli astanti se la ridono sotto i baffi e interpretano la sua spiegazione col diabolico principio: “Excusatio non petita, accusatio manifesta”. Quindi non se ne esce. Un giovane che voglia intraprendere una intrapresa, parte con le ali tarpate. Ha i valori della società contro: a che pro, fare qualcosa? per essere perseguitato, disprezzato, criticato, se non apertamente, sicuramente dietro le spalle? un mondo di invidie, quindi, di risentimenti, di condizionamenti, dove alternativa alla miseria e al nullismo  è l’impresa di successo, ma che comporta certamente l’inferno nell’al di là (è più facile che un cammello cordonato…) e nell’al di qua (disprezzo di tutti)… et voilà!…ecco il nostro mondo di invidioso catto-comunismo: e dovrebbe essere chiaro a tutti.
Bill Gates fin da piccolo si sente dire invece che se uno non commette peccati e si comporta bene, vivrà in grazia di Dio, il Signore lo aiuterà e avrà successo nella vita, una bella famiglia e tanti figli eccetera. Scusate se la differenza è poca. Sin da piccolo si darà da fare per ottenere il giusto posto che gli spetta nella società umana che lo circonda e una volta ricco e di successo sarà additato ad esempio come persona timorata di Dio e pertanto prescelto da Dio come suo figlio. Si cercherà di imitarlo piuttosto che distruggerlo  come si farebbe da noi. Ciò crea nel singolo quello che vediamo nei film nord-americani (che naturalmente i francesi vorrebbero impedire) (lo vorremmo anche noi, ma contiamo ancora meno dei francesi e quindi è meglio se stiamo zitti) dove il buono vince sempre e il cattivo è punito. Arricchirsi, per gli americani è manifestare la propria bontà e la propria capacità. Il critico dirà: non tutti i ricchi in America saranno buoni e timorati di Dio…bravo merlo! e allora da noi sono tutti cattivi? o è forse sottinteso che da noi sono tutti cattivi ma in America non sono tutti buoni?
E tra i due modelli, quale obiettivamente il migliore? Quello che porta dentro la fiducia in Abele o quello che porta dentro la disperazione di Caino?
Nessuno, tranne l’America stessa, può capire il dramma della sconfitta del Vietnam: anche in quella circostanza Abele doveva vincere e ancora oggi in quei paesi ci si chiede come sia stato possibile che abbia vinto Caino. Una generazione ne è uscita distrutta…
Portiamo un altro esempio: da noi, un uomo di 65 o 70 anni che sposi una pollastrella di 20 viene criticato, per non parlare di lei, soprattutto se lui è benestante: è una unione maledetta, tra un ricco (e quindi disonesto e quindi certamente porco, data l’età) e una poco di buono profittatrice. Negli Stati Uniti invece si può trattare di una giovane donna che ha capito questo: un uomo ricco è benedetto da Dio e può quindi trasmettere tale benedizione ai propri figli... e scusate se è poco. E con queste idee, vivono meglio di noi, comandano, e chi morrà vedrà (la realtà dell’al di là). E scusate ancora se è poco.
Questo non sta a significare che tutti i valori degli anglo-sassoni siano positivi e da condividere. Ad esempio, presso noi latini chi si ubriaca è un povero disgraziato,  mentre presso gli anglo-sassoni chi si ubriaca è un vero uomo. Quest’ultimo valore certamente non è da copiare ma sui valori precedenti riteniamo che quantomeno ci sia da riflettere, prima di dire gongolando: “Abbiamo una cultura diversa...”

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