martedì 17 gennaio 2012

A054 Il concetto di bene reale.

Non tutti sanno dire in quattro parole perché un’azione molte volte venga definita bene reale e quindi implichi il concetto di protezione dall’inflazione. Ci proveremo in questo blog: come al solito, se non è chiaro, scrivete o commentate.


Supponiamo di aver comperato una azione della Fiat al prezzo di 10 euro: l’abbiamo comperata perché, ad esempio, ogni anno ci fornisce un dividendo di 1 euro e questo fa sì che il nostro sia un investimento che rende il 10%. Potevamo anche comperare, se fosse stato disponibile, un Bot per 10 euro e se il Bot ogni anno ci avesse dato una cedola pari ad un euro avremmo avuto, anche in questo caso, un investimento che rende il 10%.
Sembra quindi che non ci sia differenza alcuna, almeno per il momento, tra le due decisioni di investimento.
In realtà non dovrebbe essere proprio così. In caso di inflazione elevata, l’investimento in Fiat dovrebbe proteggerci di più, e vediamo il perché.
Diciamo che la Fiat spenda, per fare un’automobile, la somma di 249 euro, la vende per 250 e ricava 1 euro che consegna a noi, in quanto proprietari - azionisti. Ovvio che si tratta di un esempio molto schematizzato e che le cifre sono adattate, ma mi preme far notare il ragionamento.
Quindi:
Spese per fare una automobile 249
Prezzo di vendita             250
Netto per l’azionista           1
Con  un euro ricevuto comperiamo, ad esempio, un litro di latte.
Supponiamo ora che il costo della vita raddoppi in tutto e per tutto. Il latte sarà pure raddoppiato di prezzo e, se avessimo optato per i Bot, con l’euro di cedola compreremmo mezzo litro di latte soltanto. Inoltre, coi nostri 10 euro di capitale, prima comperavamo 10 litri di latte ed ora ne compreremo solamente 5.
Vediamo invece cosa succede con le azioni: la Fiat, siccome tutto è raddoppiato, spenderà 249 x 2 euro per costruire l’automobile, cioè 498 euro. Siccome tutto è raddoppiato, venderà l’automobile per 500 euro ed avrà a disposizione 2 euro da consegnare all’azionista, cioè a noi. Comperavamo un litro di latte prima e continuiamo a comperare un litro di latte adesso, perché il latte è raddoppiato, ma anche il nostro utile è raddoppiato.
Inoltre, quando abbiamo speso dieci euro per comperare l’azione della Fiat, lo abbiamo fatto perché rendeva 1 euro, cioè il 10%.
Ora rende due euro e il capitale collegato, ragionando al 10%, è diventato, usando la stessa valutazione, pari a 20 euro. Anche il nostro capitale comperava dieci litri di latte prima e continua a comperare dieci litri di latte oggi.
Questo è solo un esempio ed ovviamente le cose sono molto più complicate e meno sicure: la Fiat può diminuire o addirittura azzerare i dividendi che ci competono e così via, ma potrebbe anche aumentarli in modo più che proporzionale.
Ma al di là dell’esempio semplificato, una bona regola sarebbe sempre quella di guardare il dividendo di un’azienda come la Fiat e riflettere sempre sul suo futuro.
Inoltre noi abbiamo ragionato al 10%, cioè abbiamo impiegato dieci euro e se riceveremo per dieci anni un euro all’anno, avremo recuperato il nostro capitale. Si dice appunto che recuperiamo il nostro capitale in dieci anni e basta fare una semplice divisione: 10/1 = 10, cioè, nel nostro caso, (10 euro impiegati) diviso (1 euro di dividendo) = (recupero del capitale in 10 anni).
La domanda è: 10 anni, vanno bene?
Da studi effettuati a partire dal 1790 e cominciati negli Stati Uniti, questo numero è in realtà pari a 13 anni e non a 10. La gente cioè tende in media a pagare un prezzo tredici volte superiore al dividendo, ovvero a recuperare l’investimento in tredici anni.
La regola pertanto è: se compri a un prezzo tale per cui con gli utili recuperi il capitale in più di tredici anni, NON hai fatto un buon affare, se invece recuperi in meno di tredici anni hai fatto un buon affare. Inoltre ho la protezione teorica dall’inflazione.
Altra domanda, successiva: ma questo numero pari a 13 anni, oscilla? e di quanto?  la risposta è che oscilla e di molto. Riferendosi solo al mercato americano, diremo che il momento migliore per comperare è stato nel 1932, quando questo numero era pari a 2!
Le azioni non le voleva proprio nessuno ed una azione della Coca Cola che dava 70 centesimi di dollaro di utile si poteva comperare per $1.40. Ma nessuno aveva coraggio di comperarla, anche se a quel punto era chiaro che o doveva risalire o sarebbe andato tutto a catafascio. Ovviamente quello della Coca Cola è un esempio: magari risalivano tutte le azioni tranne la Coca Cola e questo è quello che si teme in tali circostanze.
Il momento peggiore è stato nel 2007, quando, comperando le 500 azioni dell’indice Standard & Poor’s, con gli utili si sarebbe fatto pari in 70 anni! Non potevano fare altro che scendere... eppure... parecchi gestori di fondi(disonesti? incapaci? un po’ questo e un po’ quello?) continuavano a comperare.
Dato che fanno piacere i dati aggiornati, in questo momento vi posso dire che sui 30 titoli del Dow Jones si recupera il capitale in 13 anni e mezzo e su S&P500 in quasi 15 anni (14.98).
Sono ancora leggermente alti? No: sono molto alti, perché tali indici stanno scendendo e quando questi indici scendono, non è che si fermino a 13 anni: la gente ha ancora paura e deciderà di acquistare a prezzi molto sacrificati. Se invece stessero salendo da un anno o più, questi livelli sarebbero buoni per comperare: quest’ultima osservazione magari è la prima volta che la sentite, ma io sono qua proprio per questo.
Riprendendo, forse non scenderanno come nel 1932, ma certamente scenderanno ancora (certamente non significa certamente in borsa, perché potrebbe sempre succedere l’imprevisto). Io suggerirei di aspettare questo numero (per darvi importanza, chiamatelo price/earnings) al livello di 5 o 6 prima di comperare: i prezzi delle azioni devono cioè scendere ancora parecchio e gli utili devono salire parecchio.
Poi, arrivati a 5 o 6 di price/earnings (recupero il capitale in 5 o  anni) bisogna attendere il il momento di acquistare.
Il momento di acquistare è il seguente:
Dopo forti ribassi e/o forti oscillazioni, attendere che i mercati per NON MENO di un mese chiudano ogni giorno con piccolissime oscillazioni, come +0.1% e -0.1%.
Questo significa che tutti coloro che volevano vendere hanno venduto e non ci sono pericoli che, al primo piccolo rialzo, si riapra la corrente di nuove vendite. Molte volte si aspetta un piccolo rialzo per vendere e portare a casa qualcosa di più. I napoletani, saggi, direbbero: “Stateve accuorte...”
Anche se nulla è sicuro, ricordatevi la regola del momento di acquistare. E non abbiate fretta. Sino a quando siete all’erta e in attesa del momento giusto, il mercato è vostro amico e non vi scapperà.
Prima la salute e poi le valute.

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