giovedì 19 gennaio 2012

A056 Cento giorni anche per il presidente Monti.


Ci attendono tempi duri? Probabilmente. Una cosa è certa: se non c'è sicurezza e sviluppo nel paese non c'è sicurezza nel risparmio.
Siamo tutti in attesa di cosa succederà, di come si evolverà la situazione. Nuove decisioni vanno prese, ma bisogna saper intuire e leggere tra le righe.


Che lo vogliamo o no, a parte il debito colossale accumulato dall'Italia per motivi di cui in questo articolo non vorrei parlare, rimane il fatto che siamo fuori dal mondo, perché chi vuole aprire un'azienda non la vuole aprire certo in Italia: problemi di ogni genere che all'estero non ci sono, dalla giustizia ai sindacati.
Dall'estero, quindi, si ritiene che in Italia non valga la pena di investire. Molti industriali italiani, inoltre, vanno a loro volta ad investire all'estero. Questo è quanto succede e non da poco tempo ma da molti anni ormai. Il minimo che ci si dovrebbe attendere è una presa di coscienza di questo. Nel nostro sistema c'è sicuramente qualcosa di sbagliato ma non si vuole considerarlo attentamente, si vuole fingere che non sia vero.
Siamo fuori dal mondo e non lo vogliamo riconoscere. Non voglio con questo dire che il torto sia da una parte o dall'altra, anche se ognuno di noi ha le sue idee sul perché: voglio dire che ci stiamo tagliando fuori dal mondo e non vogliamo, come gli struzzi che mettono la testa sotto la sabbia, accettare la realtà.
Arriveremo a delle finzioni demagogiche che dovremo imparare ad accettare, perché nessuno ha il coraggio di dire (per gli interessi più vari) che ci sono stati degli errori che non si possono ripetere.
Parliamo di un esempio concreto. Negli anni '60 e '70 si è creata una situazione tale per cui i sindacati sono riusciti ad ottenere la scala mobile. Il concetto era giusto: l'operaio non doveva perdere il suo potere d'acquisto. Non è più stato giusto, tuttavia, quanto l'assenteismo e gli scioperi continui impedivano alle aziende di lavorare. Volenti o nolenti, dobbiamo ammettere che si era creata una situazione insostenibile e nessuno riusciva più ad aprire una nuova azienda in Italia. Ad un certo punto, si sarebbe dovuto riconoscere che la scala mobile, anche se giusta, unita ad altri elementi metteva le aziende in condizione di non essere più competitive. Era un fatto e lo è ancora.
In seguito, invece di dire: "La protezione dei salari contro l'inflazione è giusta, ma chi non ha voglia di lavorare vada a casa", si è preteso di mantenere le conquiste ad oltranza e lo si fa ancora adesso. Più tardi però, comunque, per vari motivi, la scala mobile si è dovuta abolire. Ed ecco il succo di questo blog: non c'è stato il coraggio di riconoscere apertamente che la scala mobile doveva essere eliminata e si è preferito dire che c'era l'inflazione programmata.
Parlando di inflazione programmata si è voluto dire che gli italiani sono degli imbecilli. L'inflazione è un fatto automatico e la scala mobile era un rimedio automatico ad un fatto automatico. L'inflazione programmata significa che non conta l'inflazione vera e propria, ma quella stabilita dalla concertazione. Ridicolo. L'operaio non va a comperare il pane e il latte con l'inflazione programmata e in ogni caso: perché allora il governo e i sindacati, da quel momento in poi, non hanno programmato un'inflazione pari a zero? Ance per l'Etna di dice in televisione che è sotto controllo, ma in realtà il vulcano fa quello che vuole: chiacchiere, solo chiacchiere rivolte agli ignoranti che bevono.
Riprendendo il discorso sull'inflazione programmata, anche un cretino capiva che in realtà da quel momento in poi la scala mobile non esisteva più.
Per il famoso articolo 18 succederà esattamente la stessa cosa: non può essere eliminato perché immarcescibile, incontrovertibile, irrinunciabile, una conquista dopo anni di lotte, la protezione contro l'abuso del padrone eccetera. L'articolo 18 sicuramente resterà: semplicemente, come per la scala mobile, sarà aggirato perché la realtà è cambiata e sarà sostituito magari dall'articolo 18 programmato… si manca di dignità!
Piccolo inciso: sono comportamenti infantili, si pretende che la realtà non cambi perché il futuro porta l'ansia delle decisioni da prendere, degli equilibri da rifare, dell'omeostasi da ripristinare. Inoltre, tutte le parti in causa hanno il terrore di perdere d'importanza perché della tutela degli iscritti non glie ne può fregare di meno.
Ci chiamano ai referendum per abolire o meno il Ministero dell'Agricoltura e subito dopo si fa il Ministero delle Risorse Agricole.
Perché ci chiamano ai referendum? Per pura demagogia, per far vedere che consultano il popolo, come per le percentuali spettanti ai sindacati e come per la responsabilità dei giudici: ce lo dobbiamo ricordare, non lo possiamo dimenticare mai più. Stiamo vivendo una grande manipolazione con l'illusione di contare qualcosa, ma così in realtà non è.
Il fatto è che mi trovo, magari di domenica, in un consesso di amici, medici, avvocati, gente laureata eccetera che credono ancora a quanto sentono dai media ufficiali. O forse nessuno è interessato? Non direi, perché se ne discute animatamente. Vero è che tra di loro si ascoltano molto poco…
Quindi, dobbiamo constatare che tutto quello che ci raccontano i politici e i sindacati non è la verità, ma sono bugie per giustificare interessi inconfessabili e da decenni il sistema della menzogna funziona. O meglio, da sempre.
L'unica domanda che rimane da porsi è:
Ma questa gente, cioè notabili, politici, sindacati, sono degli incapaci o sono dei disonesti? La situazione che si è creata non consente altre possibilità. Riflettiamo attentamente: magari nella testa di ognuno di costoro c'è metà disonestà e metà incapacità… io, la mia idea ce l'ho: non è metà e metà, per me una delle due è vera, verissima, ma non la voglio assolutamente scrivere.
Come uscirne? Perché uscirne si deve, altrimenti quel poco di risparmio che abbiamo accumulato sparirà, se non è già troppo tardi.
Questa volta, cerchiamo di uscirne senza una dittatura, anche se il governo Monti non è proprio un monumento alla democrazia popolare. Era comunque necessario, perché è venuto a riempire una mancanza di capacità di governo. Il governo Berlusconi poteva e doveva fare qualcosa nei primi cento giorni. I primi cento giorni valgono per tutti, anche per l'esimio professor Monti.

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