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Gli illuministi, la
Rivoluzione Francese, l'America e le opinioni di Tocqueville, Voltaire, in
qualche modo anche Spinoza e in qualche modo anche Pascal seminano una nuova
pianta, che non frutta subito, ma che da quel momento non morirà più: che non
sia il contrario? Forse non stiamo decadendo, stiamo progredendo, l'età
dell'oro non è nel passato, probabilmente è nascosta nel futuro. Nessun
complesso di inferiorità, siamo noi i protagonisti e il futuro è sinonimo di anabolismo
(costruzione, mattoni che si sovrappongono) e non di catabolismo (distruzione,
mattoni che cadono e si trasformano in ruderi).
A prestito dalla
fisica, si prendono tuttavia, per ostacolare le nuove idee, dei concetti
distruttivi: l'entropia ci dice che la materia va verso il caos. I difensori
dell'antica età dell'oro trovano quindi un appoggio. Poi Schopenhauer scontenta
tutti i contendenti, dicendo che in realtà c'è solo una volontà di vivere e il
resto non conta proprio niente.
In questo quadro,
dobbiamo aggiungere i romantici e soprattutto le nuove idee di sinistra,
iniziate da Saint Simon alla fine del secolo XVIII e che trovano il loro
fondamento nell'età dell'oro attuale e/o futura. Semplicemente, secondo
costoro, il pensiero della sinistra si vede fin dall'infanzia, in quello che
Nietzsche definirà il super-io:
1. Io mi amo e sono la persona più importante che
sia mai comparsa sulla faccia della terra.
2. Posso essere nato forse in un momento
qualsiasi? Certamente no, pertanto sono nato in un momento particolare (vecchio
principio della ragione insufficiente).
3. Da questo momento il mondo cambierà, l'età
dell'oro parte da oggi, possiamo osare l'inosabile, non dobbiamo tenere assolutamente
conto della storia, tutto cambierà.
Le genti, ogni tanto, attualmente, sono
assalite da qualche piccolo dubbio: non tanto che l'età dell'oro sia nel
passato, ma forse questi progressi non saranno così immediati.
Ricordiamoci che sino a poco tempo fa pensavamo
(ed alcuni pensano ancora) che la Terra avesse 5000 anni, o giù di lì: poi, è
arrivato Darwin.
Quindi, da una convinzione che l'età dell'oro
fosse nell'infanzia dell'umanità e che oggi si possa avere solo decadenza,
siamo passati (specificamente, come specie umana) alla convinzione che l'infanzia
dell'umanità sia stata molto dura e che il futuro significhi solo progresso.
Due concezioni affatto diverse, completamente
opposte. Diciamo che ormai da più di un secolo o due si sia formata sempre più
diffusamente la convinzione che l'età dell'oro debba ancora venire, se non per
le singole civiltà (vedere per questa opinione ciclica Oswald Spengler, Ravi
Batra) quanto meno per l'umanità nel suo insieme.
Questo soprattutto in occidente, mentre in
oriente il senso storico dell'evoluzione praticamente non è ancora cominciato.
Bene, questo per la specie umana. Ma per le
persone singole?
Per le persone singole può essere completamente
diverso. Il periodo dell'infanzia e dell'innocenza può essere visto come un
sogno, perso per sempre, come un'età dell'oro.
In Francia alla fine del XIX secolo, questo
dilemma intimo era molto sentito: mentre per l'umanità l'età dell'oro sembrava
essere nel futuro, per il singolo essere umano l'età dell'oro sembrava essere
nell'infanzia.
Si può vivere questa ambivalenza in vari modi.
Uno scrittore come Marcel Proust scriverà sette volumi, denominati tutti
assieme Alla ricerca del tempo perduto per farci capire come nella
memoria umana ci sia la risposta a tutto questo. La sensazione è dentro di noi
e vale per ognuno di noi: solo noi sappiamo se il nostro passato è oggetto di
nostalgia o meno. Se siamo più per sognare il passato o per sognare il futuro.
Bello. Ma sette volumi di ripetizioni su
argomenti quasi analoghi ed esaminati da vari punti di vista forse, per un
lettore normale (me compreso…) sono troppi e molti sono coloro che non sono
riusciti a leggere tutta La ricerca.
E allora?
Allora una soluzione ci sarebbe. Un
contemporaneo di Marcel Proust, Henri-Alban Fournier (pseudonimo
Alain-Fournier) ha scritto un libro delicatissimo e piacevole: il titolo
italiano è Il grande amico il titolo francese è Le grand Meaulnes.
Sfortunatamente, il libro è del 1913 e nel 1914
Fournier muore al fronte nella prima guerra mondiale e praticamente, tranne
alcune lettere, non scrive altro.
Se volete rinnovare i sogni dell'infanzia, come
una fiaba, dove l'infanzia è vista come l'età dell'oro, leggete Alain-Fournier
e sarà come aver avvicinato Proust, anche se non proprio, ovviamente. Poi, se
siete capitani coraggiosi, leggetevi anche Marcel Proust.
Leggete, per favore: fin che si legge, qualcosa
s'impara sempre…
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